Oggigiorno si sente sempre più parlare di somatizzazioni e disturbi psicosomatici intendendo con tali espressioni delle manifestazioni sintomatiche che condizionano la quotidianità e compromettono il benessere della persona. Possono essere acuti e circoscritti, come un forte mal di testa o pervasivi e cronici, come una gastrite. Interessano tutti gli organi e gli apparati del nostro corpo: quello gastrointestinale (nausea, meteorismo, stipsi e diarrea, intolleranze alimentari, ulcera peptica, colite spastica psicosomatica, gastrite psicosomatica), quello cardiocircolatorio (aritmia, ipertensione, tachicardia), quello respiratorio (tosse, faringite, sindrome da iperventilazione, asma bronchiale), quello urogenitale (enuresi, dolori e irregolarità mestruali, impotenza, eiaculazione precoce o anorgasmia, cistite), quello tegumentario (acne, psoriasi, orticaria, dermatite psicosomatica, prurito, sudorazione profusa, secchezza della cute e delle mucose, alopecia) e infine quello muscolo-scheletrico (mal di testa, cefalea nucale, cervicalgia, torcicollo, crampi muscolari, stanchezza cronica, fibromialgia, dolori al rachide, artrite).
Ma di cosa si tratta esattamente? Come curarli e come prevenirli?
La medicina stessa non può più prescindere dalla stretta interconnessione mente-corpo quando affronta il tema della salute e della malattia: l’uomo viene considerato come un’unità somato-psichica, corpo e mente sono due facce della stessa medaglia, in continua comunicazione e scambio.
Quando una sofferenza o un forte stress non vengono portati a consapevolezza, non vengono discussi e affrontati, precipitano nel corpo che diventa strumento di rivelazione di tale sofferenza o disagio. In sostanza è il corpo che parla e racconta attraverso il sintomo quello che la persona sta vivendo a livello psicologico.
Pensiamo, per esempio, ad un soggetto che soffre di cervicalgia: si tratta di un dolore al collo che si irradia alle spalle e, nei casi più gravi, alle braccia rendendo difficoltoso il movimento. Spesso si accompagnano altri sintomi come nausea, vertigini, acufeni, alterazioni della vista, difficoltà nel movimento del collo. L’origine è multifattoriale, può dipendere dal tipo di mansione lavorativa, dalle posture anomale assunte durante la giornata, dinamiche psicologiche vissute sul luogo di lavoro o in famiglia, stress psico-fisico, sedentarietà, malocclusione dentale, patologie gastrointestinali.
Se quindi il dolore alla cervicale si traduce come un irrigidimento dei muscoli del collo e delle spalle, che significato possiamo attribuire da un punto di vista psicologico a tale manifestazione? Il tratto cervicale si trova a metà strada tra la testa e il resto del corpo, tra la razionalità dei pensieri e l’emotività: come a dire che testa e corpo non riescono più a dialogare, tra loro si crea un rapporto rigido e la persona si ritrova con la sensazione di dover portare sulle sue spalle un peso eccessivo.
Non a caso la prima vertebra che sostiene la testa si chiama atlantide, come il titano costretto a sostenere su di sé il peso del mondo. Un approfondimento psicosomatico mette in luce due aspetti importanti: l’eccessiva razionalità e un esasperato senso del dovere.
Accanto ad un accurato approfondimento medico può essere importante ricercare il significato simbolico di tale sintomatologia, trovando in essa un’occasione di conoscenza di sé e sviluppo di nuove strategie relazionali ed emotive.
Il colloquio clinico, svolto secondo un approccio ecobiopsicologico, permette di approfondire la sintomatologia portata, sviscerandola nei nostri ambiti di vita: quello relazionale, quello emotivo e infine quello corporeo. L’obiettivo dell’intervento psicoterapeutico è quello di permettere alla persona di riconoscere ed esprimere le proprie emozioni senza che queste trovino nel canale somatico la via preferenziale, potendo cosi comprendere il significato profondo e simbolico di quanto vissuto nonché del proprio mondo emotivo, trovando strumenti di gestione migliori e un benessere generale.